legge sulla concorrenza

Cambiamenti della legge sulla concorrenza

Cambio operatore e recesso telefonico subiranno un notevole rincaro? È quanto temuto dagli utenti come risultato del disegno di legge sulla Concorrenza. Al bando tutte le rassicurazioni millantate dallo stesso Ministero dello Sviluppo economico secondo il quale tale legge non desterebbe nessun allarme nei consumatori di telefonia fissa e mobile. In realtà, risulta proprio dallo stesso testo di legge che toccherà pagare un rincaro per i costi di recesso. Andiamo con ordine. Il testo di legge sulla Concorrenza è stato approvato appena qualche giorno fa dal Consiglio dei Ministri: lo stesso Ministro Guidi, dello Sviluppo economico, ha assicurato che la legge non prevede penali per chi decide di recedere dal contratto di abbonamento telefonico sia da fisso che da mobile. È questo che il Ministro ha voluto spiegare dopo aver letto alcune interpretazioni sbagliate della legge da parte dei giornali.

Secondo il Ministro la legge non cambierebbe nulla: le disposizioni riguardanti il recesso anticipato non subiranno modifiche di sorta, dato che il disegno di legge interviene sui costi di recesso dalle promozioni, per esempio quelle relative agli smarthphone presi in comodato d’uso o alla visione della tv su tablet e cellulari. Nonostante queste assicurazioni, come detto, il testo di legge presenta delle ambiguità: se da una parte fa lanciare un grido d’allarme per i consumatori, dall’altro sembra caratterizzato anche da alcuni fattori positivi rispetto alla precedente legge sulla Concorrenza, ovvero il decreto Bersani sulle liberalizzazioni.

Vecchie e nuove leggi: quale la migliore?

Il nuovo testo di legge, quindi, dovrebbe andare a ottimizzare tale decreto aggiornandolo. Finora il costo del recesso corrispondeva a quello subito dall’operatore telefonico, mentre la nuova legge prevedrebbe un punto relativo al costo di recesso vero e proprio e un punto che riguarda il costo relativo alla disdetta anticipata da offerte promozionali effettuate dall’operatore e attivate dal consumatore. Per esempio, oggi si paga un ulteriore costo di uscita per chi decide di recedere da una promozione prima di 12, 24 o 30 mesi: prima questo valeva per chi aderiva a offerte che includevano il cellulare in comodato d’uso, ora si applicherebbe a tutte le offerte indifferentemente. Inutile dire che, in conseguenza al decreto Bersani, si sia suscitata subito una polemica tra gli operatori, i consumatori e l’Agcom, per questo sul decreto interverrebbe la nuova legge a portare delucidazioni e chiarimenti in merito.

Secondo il nuovo testo di legge, i costi di recesso normali dipendono dal valore del contratto, valore che l’operatore è obbligato a dichiarare subito alla stipula del contratto stesso, quindi per la nuova legge il consumatore saprebbe subito l’ammontare del recesso. Per quanto riguarda i costi di uscita extra, invece, devono essere proporzionati al valore del contratto e alla durata residua dell’offerta stessa. Se da una parte l’aspetto positivo è che gli operatori non hanno più potere decisionale proprio sui costi extra e quindi non possono decretarli a proprio piacere, dall’altra il consumatore è costretto comunque a pagare una penale per la disdetta anche delle offerte promozionali attivate. Vedremo una volta che andrà in vigore i reali cambiamenti che comporterà.